Bruxismo Dentale – Come riconoscerlo e come trattarlo

Tutti noi normalmente serriamo i denti durante la giornata, ma si parla di parafunzione quando la forza è  eccessiva e l’atto viene compiuto non per scopi funzionali, come il mangiare ed il deglutire.

Il termine BRUXISMO indica una parafunzione e non una malattia che racchiude nel suo ambito sia il fenomeno del serramento che l’azione di digrignamento dentale.

La scienza medica, definisce oggigiorno il bruxismo come una parafunzione se ci sono i seguenti presupposti:

  • Abitudine conscia di serrare o stringere i denti;
  • Presenza conscia di un atto notturno o diurno che provoca la chiusura ed il serramento dei mascellari per fini non funzionali;
  • Un disordine psicofisico che causa abitudini parafunzionali notturne e/o diurne.

 

Suddivisione e classificazione del bruxismo:

  1. Digrignamento, ovvero bruxismo statico, che si manifesta con contrazioni inconsce senza movimenti di lateralità dei muscoli masticatori attivati dal SNC (sistema nervoso centrale) durante il giorno.

  2. Serramento, movimento causato da contrazioni inconsce e privo di movimenti di lateralità della mandibola da parte dei muscoli masticatori, a loro volta attivati dal sistema nervosa centrale prevalentemente di giorno.

Tale movimento si può presentare solo, oppure associato ad altre abitudini orali viziate come il mordicchiare le unghie o pellicine che contornano le unghie; al succhiamento di labbra, dita, oggetti come matite o penne, oppure al portare la posizione della mandibola non fisiologica.

In ogni caso entrambe le espressioni di buxismo di manifestano come contrazioni dei muscoli masticatori che possono essere intermittenti o presentarsi per periodi di tempo prolungati. Se il bruxismo non viene trattato è in grado di danneggiare la struttura dentale in relazione alla sua durata ed intensità. Clinicamente il paziente avverte come un crampo, mentre a livello anatomico si manifestano dei microtraumi per riduzione del circolo ematico, conseguente riduzione di ossigeno , accumulo di acido lattico, causa principale del dolore.

I muscoli soggetti da questi spasmi eccentrici si irrigidiscono sempre di più fino a manifestare una riduzione dei movimenti mandibolari sia durante la fonazione che la masticazione.

Come si è accennato, il bruxismo va distinto a seconda che si manifesti durante il sonno o la veglia; ma anche in primario, quando insorge in assenza di altre patologie, e secondario quando è associato a malattie psicologiche, neurologiche, disturbi del sonno, assunzione di farmaci. Non dimentichiamo il ruolo fondamentale dello stress che crea un disequilibrio tale all’organismo che è costretto a reagire anche in modo non corretto al fine di adattarsi e portare il corpo nuovamente in equilibrio.

Nei bambini e negli adolescenti, una forma temporanea di bruxismo è frequente in quanto di notte si manifestano le inquietudini legate alla crescita, all’apprendimento ed all’educazione.

Sintomi frequenti

Se ci si ferma un attimo ad ascoltare il proprio corpo, si riesce a comprendere quali possano essere i sintomi più o meno evidenti di bruxismo, e come tali sintomi si associano a dei sogni oggettivi.

In genere i sintomi che spingono il paziente bruxista a rivolgersi alla specialista odontoiatra sono:

  • Emicrania o cefalea;
  • Rumori articolai in apertura spontanea della bocca o forzata in occasione di una sbadiglio;
  • Limitazioni del movimento mandibolare;
  • Dolore a viso, collo spalle;
  • Dolore dei muscoli facciali al risveglio;
  • Sonno non riposante;
  • Rumori notturni di sfregamento dentale;
  • Segni di usura dentale.

 

Terapia proposta dallo studio

Non ci sono motivi per trattare il bruxismo, anche dopo diagnosi certa, fino a che questa patologia non diventi un problema conscio per il paziente.

La terapia si divide in:

  1. Terapia d’urgenza;

  2. Terapia immediata;

  3. Terapia continuativa;

La terapia d’urgenza consiste nel far indossare al paziente che si presenta con dei dolori articolari una mascherina prefabbricata, velocemente disponibile, costituita da cuscinetti di acqua in modo tale che lo spessore che si viene a creare tra le arcate dentali causi una deprogrammazione dei muscoli masticatori. La presenza di un oggetto estraneo tra le arcate dentali consente al paziente di assumere consapevolezza del fatto che il problema risiede nel serramento dei denti; il paziente prende coscienza della parafunzione e riesce così a tenerla sotto controllo. Durata della terapia massimo 3 gg.

La terapia immediata consiste nel fabbricare, dopo la terapia d’urgenza, una mascherina anatomica alla arcate dentali, generalmente all’arcate superiore. Tale mascherina, fabbricata sul calco della bocca del paziente, si esegue in quei casi in cui la terapia d’urgenza non ha effetto. Durata della terapia massimo fino a qualche mese, ed talvolta in modo saltuario.

La terapia continuativa si esegue in quei casi avanzati in cui di seguito alla terapia immediata. Bite occlusali, o placche occlusali in resina rigida vengono opportunatamente fabbricati, fatti indossare e controllati una volta al mese al fine di riequilibrare ed armonizzare i contatti occlusali. Tali bite, portati tutta la notte e nei casi più estremi anche il giorno hanno il compito principale di rilassare la muscolatura facciale.

 

Una volta compreso il problema dal dentista ma soprattutto dal paziente, per lo più inconsapevole, si può meglio definire l’iter terapeutico come segue:

  • Informazione e autocontrollo del paziente in modo che possa assumere consapevolezza del suo problema;
  • Uso a vita della placca occlusale a seconda delle necessità del paziente, che possono variare durante la i periodi più o meno intensi di fatica o stress;
  • Terapia farmacologica, con qualsiasi tipo di farmaco che porti ad una riduzione dell’infiammazione, del tomo e dell’iperattività muscolare, come analgesici, antireumatici, miorilassanti e antidepressivi.
  • Terapia fisica come posturologia associata all’uso della placca occlusale sempre ed opportunamente ritarata dal dentista.

Sempre e comunque si consiglia dell’autoterapia, costituita da esercizi stretching con lo scopo di allungare le fibre muscolari contratte e ristabilendo il flusso sanguigno.

Gli esercizi da fare a casa sono:

  • Aprire la bocca fino a sentire lo stretching dei muscoli della faccia;
  • Rimanere nella posizione per 20’’;
  • Chiudere la bocca fino a portare in contatto solo le labbra subito dopo riaprire le labbra lentamente;
  • Ripetere l’esercizio 5 volte, almeno per 4 volte durante la giornata.

Dopo il primo esercizio, in assenza di dolore, posizionare il pugno sotto il mento e mantenere una continua pressione durante i movimenti di apertura e chiusura della bocca. Ripetere questa sequenza per 20 volte sempre tenendo fermo il pugno.

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